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Ad Blocking, un fenomeno in evoluzione. Ma in Germania calano i tassi di adozione

Autore: Redazione


Secondo Bundesverband Digitale Wirtschaft, nel Paese la percentuale degli annunci bloccati è in discesa per il quarto trimestre consecutivo. Il merito è da ascrivere anche alle iniziative intraprese dagli editori

Tra pochi giorni dovrebbe partire la Beta dell’Acceptable Ads Platform targata AdBlockPlus. Una piattaforma che ha generato diverse discussioni intorno al tema. Ma a che punto è l’ad blocking? In Italia, secondo i dati di settembre della ricerca “Lo stato dell’arte dell’Ad blocking in Italia”, promossa da AssoCom, FCP-Assointernet, Fedoweb, GroupM, Iab Italia, Upa e commissionata a comScore e Human Highway, l’incidenza su pc è pari al 13%, mentre su smartphone il valore si abbassa fino al 7,6%. Il profilo degli utenti di ad blocker è prevalentemente composto da uomini, giovani, studenti, persone con titolo di studio elevato e abitanti nei grandi centri. Oltre agli utilizzatori attuali, il 12% degli intervistati ha dichiarato che potrebbe installare un ad blocker in futuro. Il profilo degli utenti di ad blocker è prevalentemente composto da uomini, giovani, studenti, persone con titolo di studio elevato e abitanti nei grandi centri. Oltre agli utilizzatori attuali, il 12% degli intervistati ha dichiarato che potrebbe installare un ad blocker in futuro. Ma quali sono le ultime evoluzioni in ambito internazionale? Un caso molto interessante è costituito dalla Germania. La Germania Perché la Germania? Perché il Paese è uno di quelli con il maggior tasso di adozione di filtri per bloccare gli annunci, sopra al 20%, e soprattutto perché questo valore sta leggermente calando nel corso degli ultimi trimestri. Come sottolineato da una ricerca di Bundesverband Digitale Wirtschaft, infatti, gli annunci bloccati sulle pagine desktop sono stati pari al 19,1% del totale nel terzo trimestre, un dato al ribasso rispetto al 21,2% di un anno prima nonché il quarto trimestre consecutivo. Una evidenza importante che per la prima volta restituisce un valore in controsenso dopo curve positive di crescita del fenomeno. Per eMarketer, che ha ripreso lo studio in un blogpost, questo è un segnale di come l’ad blocking potrebbe essere ormai arrivato a un livello di normalità. Le iniziative degli editori I dati di Bundesverband Digitale Wirtschaft fanno pensare che le iniziative intraprese dagli editori per combattere il fenomeno potrebbero aver dato i primi frutti e che gli utenti possano aver cominciato a comprendere come la pubblicità sia una fonte di sostentamento fondamento per chi produce contenuti. Molti publisher tedeschi, per esempio, hanno cominciato a chiedere alle persone di disabilitare gli ad blocker quando visitano il loro sito, arrivando addirittura a rifiutare l’accesso di chi non lo ha voluto disinstallare. Ci sono stati diversi approcci: per esempio Bild ha spento il sito a chi usa filtri per bloccare la pubblicità mentre Gruner + Jahr ha optato per una relazione più morbida, limitandosi a chiedere agli utenti di disattivare lo strumento garntendo comunque la possibilità di collegarsi ai propri siti. Azioni legali Axel Spinger, il gruppo editoriale che pubblica la Bild, ha anche avviato un’azione legale contro Eyeo, la società tedesca che commercializza AdBlockPlus. E la Corte d’appello di Colonia ha dato ragione al colosso media. Infatti, ha vietato all’azienda di ad blocking di far pagare un fee ad Axel Springer per entrare nella whitelist di “Acceptable Ads” del sistema. La whitelist consente alle società che distribuiscono pubblicità “bloccate”, quando non ritenute intrusive da Eyeo, di veder erogati i propri annunci agli utenti del servizio che filtra l’adv. La sentenza, va precisato, non riguarda l’uso di ad blocking ma solo la creazione di whitelist, che interferisce con il diritto tedesco di concorrenza sleale. pubblicità migliore Il sentimento generale nella industry è quello di cercare di migliorare la qualità pubblicitaria, combattendo gli annunci intrusivi e cercando di rispettare l’utente. Se, infatti, siamo tutti generalmente d’accordo sul fatto che il giornalismo deve poter autofinanziarsi attraverso la pubblicità sia su digital sia su stampa, è anche vero che negli ultimi anni si è assistito al proliferare di formati parecchio fastidiosi.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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