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A Venezia si parla di Food & Beverage al MARKETERS MakeIT ! 2017

Autore: Redazione


Sul suggestivo sfondo del capoluogo veneto si è svolto il secondo appuntamento dell’anno relativo alle tematiche alimentari che ospita speaker provenienti da aziende leader del settore

Dalla nostra inviata a VENEZIA, Alessia Caminiti

MARKETERS MakeIT! stagione 2017, l’evento si conferma palcoscenico unico nel suo genere, sia perché organizzato interamente da studenti e neolaureati sia per la qualità degli interventi proposti. Per scoprire le dinamiche che muovono il marketing di un mondo così intrigante, ecco una serie di ospiti confermati per questa edizione: Raquel Bravo, marketing manager di TheFork e Giovanni Zezza, head of marketing di Deliveroo, e il servizio di food delivery.

Raquel Bravo, senior marketing manager The Fork

L’intervista a RaqueBravo per The Fork, piattaforma di prenotazione per il mondo della ristorazione, appartenente alla compagnia TripAdvisor.

Che cos’è TheFork?

«Intorno al 2000 il marchio apre negli Stati Uniti, mentre in Europa e Francia è partito nel 2006 con una prima versione del software per i ristoranti. Abbiamo iniziato a lavorare lato desktop e promuovere i ristoranti che contrattualizzavano lato utenti, tramite newsletter, lead acquisition, ecc. Una crescita che è proseguita con il lancio della prima app mobile nel 2009 per Ios e con l’espansione che ha interessato Spagna, Svizzera e Belgio. In quello stesso periodo, TripAdvisor acquistava due startup italiane del settore food: Restopolis e MyTable. Le due piattaforme sono poi confluite in TheFork, divisione aziendale della stessa TripAdvisor nata dall’acquisizione della francese Lafourchette (avvenuta nel maggio 2014). Da lì in poi TripAdvisor non si è più fermata. È stato un matrimonio perfetto: da un lato Mytable con i suoi ristoranti, dall’altro Restopolis, fondata dal nostro ceo, con il suo know how, e così è nato TheFork nel febbraio 2015. Io sono entrata in azienda a fine febbraio, quindi appena iniziata la migrazione che dopo un anno travagliato ha visto dal mese di ottobre l’inizio di una crescita esponenziale», conclude Raquel.

Qual è stata la strategia che vi ha permesso di raggiungere questo successo?

«Ci sono due fronti sui quali lavoriamo: lato B2B con i ristoranti, dove la strategia è “se il ristorante guadagna, noi guadagnamo a coperto quindi, più persone porto al ristorante, più il ristorante fattura”. È un business molto bello perché rendiamo felici entrambe le parti: i clienti per il risparmio e guadagno punti, i ‘yums’; il ristoratore, perché offriamo un coperto a un prezzo molto abbordabile, un business che fa felici tutti. Inoltre ha una grande valenza la recensione monitorata di continuo dal sistema. Abbiamo un team commerciale per affiliare i ristoranti, un altro team commerciale rappresentato dagli account manager che controllano che il servizio del ristorante sia efficiente per la copertura dei tavoli. Il lato B2C invece è la parte di mia responsabilità. A differenza dell’azienda Beretta, ospite all’incontro di oggi, struttura tradizionale che si sta lanciando nel mondo digital, noi abbiamo invece usato il metodo tradizionale per crescere più velocemente pur essendo una digital company. Grazie alla televisione, metodo di comunicazione media tradizionale, usato in modo particolare, siamo cresciuti in modo esponenziale. Abbiamo fatto televisione a performance, misurando quasi in tempo reale l’andamento delle performance digital con le campagne televisive. Abbiamo capito che quello che faceva per noi era andare in televisione, entrare nella casa degli italiani nel momento di relax, quando si è sul divano con il telefono in mano puntando sul break e sul primo spot facendo leva sulla durata: perché più lungo è il break più la persona si informa e scarica il download. Il passaggio successivo è il retargeting su Facebook, anche se la nostra app si vende da sola perché l’utente comprende di poter risparmiare ritenendo sia molto semplice da usare. Il nostro segreto è una buona strategia che fa un buon prodotto».

Chi potrebbero essere i vostri maggiori competitors?

«In Italia sono presenti la compagnia veneta MiSiedo e Quandoo, una multinazionale nata in Germania. Sono realtà più piccole di noi, quest’ultima conta circa 3000 ristoranti e MiSiedo forse un po’ meno. Noi contiamo invece 8000 ristoranti. TripAdvisor è stata per noi una quinta marcia, una grande mano finanziaria. Oggi però stiamo andando benissimo e il pulsantino giallo che sta dietro TripAdvisor è sempre più cliccato e visto. L’affiliazione di molti ristoranti inoltre avviene tramite inbound perché i ristoratori arrivano da noi tramite il passaparola. »

I prossimi obiettivi pianificati dall’azienda?

«Apertura a tutti i ristoranti e a tutti gli utenti. Noi abbiamo fatto uno studio di come gli utenti si comportano con l’app, solo il 15% cerca un ristorante concreto, il restante 85% naviga, cerca, guarda con la voglia di scoprire nuovi posti gastronomici migliori e TheFork promette di raggiungere tutti. Cerchiamo di aumentare il numero dei ristoranti e di tenere l’equilibrio e il servizio di qualità grazie al nostro continuo monitoraggio. »

Giovanni Zezza, head of marketing di Deliveroo

L’intervista a Giovanni Zezza, head of marketing di Deliveroo

Come nasce Deliveroo

«È nata dall’esigenza di un giovane finanziere americano William Shu che, trasferitosi a Londra, non riusciva mai a mangiare bene a causa dei ritmi di lavoro serrati. Ha pensato dunque di creare un servizio che permettesse di farsi consegnare in ufficio piatti dei suoi ristoranti preferiti. Così ha fondato Deliveroo che permette di ordinare cibo in ristoranti di un certo livello della propria zona in modo che arrivi con la stessa qualità. E che permette a tutti di arrotondare le proprie entrate diventando ‘driver’ e consegnando il cibo agli utenti».

Ci può raccontare l’origine della mascotte?

«Il brand character è il canguro nasce in Australia e rappresenta l’attenzione, la cura che ha nei confronti dei suoi cuccioli è un unicum in natura. Il logo ha subito un’evoluzione identificandosi non più come un animale ma come il Signor Roo, ridisegnato da “Design e Studio” di dimensioni più piccole perché potesse risultare internazionale e iconico. Siamo presenti in 12 mercati, a livello mondiale, a Singapore, Hong Kong, Australia e Dubai; 8 a livello europeo, (Inghilterra, Francia, Germania, Olanda, Spagna, Belgio, Irlanda e Italia). A livello italiano nel 2015, a Milano, nel marzo 2016 a Roma, a settembre 2016 a Piacenza, a novembre 2016 a Firenze, a febbraio 2017 a Torino. Adesso ce ne saranno altre. Un percorso di espansione costante. Stiamo facendo a Piacenza un test per capire se sia possibile fare del business. Uno storico in tal senso non c’è, ci siamo noi, quindi a partire da questo dobbiamo capire come ogni mercato reagisca».

I principali valori sui quali puntate e gli elementi distintivi che rendono memorabile il vostro servizio

«Nel nostro lavoro tre punti fondamentali: 1) Qualità del cibo 2)tempi di consegna 3)costi di consegna fisso. A livello aziendale cerchiamo di essere molto diretti, rispettare tutti. Quando si lavora con i rider, molto spesso a livello sociale non fanno un lavoro patinato, per noi invece rappresentano l’azienda. Chi lavora in Deliveroo deve essere attaccato alla maglia. Ciò che ci distingue dai competitor: innanzitutto esistono due tipologie di competitor e business model, uno è il market place, il famoso Just eat, più famoso con un business model diverso dal nostro. A livello di marketing rispondiamo allo stesso bisogno. Tradizionalmente Just It mette in contatto la gente che desidera mangiare con chi ha il ristorante. Noi invece offriamo al ristorante la consegna a domicilio dal prendere l’ordine fino a consegnarglielo, l’unica cosa che deve fare il ristorante è cucinare. Il nostro è un mercato super competitivo, abbiamo Ubereats, Foodora, grandissimo player, ma questo non può che fare bene al mercato, è sano per il business, ti spinge a fare di meglio».

I vostri prossimi obiettivi?

«Obiettivo principale è la crescita. Ci sono una serie di attività ormai avviate a Londra, una di queste si chiama RooBox, dove abbiamo iniziato a creare con i ristoranti delle cucine fatte solo per il delivery. Deliveroo ci mette la cucina, il ristorante ci mette lo chef, un passo in avanti. Questo è il futuro che noi vediamo: è una partnership con i ristoranti, che non è solamente ”mi cucini quello che devo portare da mangiare”, ma è “costruiamo insieme il business”. A Londra già esiste, in Italia arriverà speriamo nel più breve tempo possibile. Quello su cui puntiamo è l’eccellenza nel servizio di consegna del miglior cibo che c’è in città, questo è quello che ci guiderà sempre».


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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